La Fiera dell’Autogestione all’Ex-Caseificio Occupato si e’ conclusa, domenica 24 maggio, con l’incontro con Emiliano Laurenzi che ci ha proposto un’attenta riflessione sull’uso della paura come strategia politica.
Riportiamo qui di seguito alcuni stralci del suo intervento.
Potete trovare la versione completa del testo a questo link
“Che la paura sia uno strumento di governo, uno strumento per ottenere ubbidienza e per legittimare le varie istituzioni che si arrogano il diritto di gestire il potere (…) e’ dato acquisito da ogni critica della violenza (…). La cosa che sfugge aldibattito attuale e’ il valore “strategico” che oggi la paura riveste nella costruzione deii modelli di vita, dei processi evolutivi dell’individualita’ (…).”
“La paura e’ decaduta da elemento di segnalazione, da allarme “salvavita” a strategia di adattamento, elemento di scioglimento delle identita’ e di fluidificazione sociale, ovvero di azzeramento delle forme di condivisione, di immaginazione, di solidarieta’.”
“In qualita’ di selezione delle priorita’, la paura manifesta la sua centralita’ nella misura in cui quanto e’ dato alla percezione e’ sempre e c continuamente decontestualizzatoo. L’evento deve vivere nella sua pregnanza retorica, emotiva, allertante-allarmante, ma senza relazioni col passato o il futuro, semplicemente come figura senza sfondo, senza climax che non sia funzionale all’irresolutezza, alla mancanza di risoluzione della tensione accumulata.”
“Capire la valenza strategica della paura significa capire le modalita’ con cui opera la cooptazione nelle logiche della violenza, con cui si ottiene rendita politica dal rifiuto della complessita’ dello scenario globale. Capire la centralita’ della paura in una politica senza nessuna “forma” coerentemente ideologiica, significa capire le modalita’ con cui, ad esempio, lo squadrismo di Forza Nuova pare non suscitare quell’esecrazione che ci si aspetterebbe, ma anzi finisca per sollecitare forme di appagamento, di tutela, di protezione.”
“Il tema dell’informazione, strettamente legato alla strutturazione di una politica della paura che fa della produzione e della diffusione della paura e dei suoi numerosissimi enunciati lo snodo centrale nella costruzione del consenso, a’ altresi’ centrale. Riuscire a capire e a scardinare questi “pattern politici” che sono culturalmente e politicamente estremamente efficaci perche’ in grado di indurre se non direttamente il consenso, se non altro la predisposizione a forme di delega molto spinte, in grado di legittimare anche atteggiamenti e provvedimenti apertamente autoritari, e’ estremamente importante.”
“Va posto dunque con forza per noi anarchici il tema della paura perche’ e’ la chiave principale attraverso cui scardinare qualsiasi concezione del politico come di altro dalla mera reazione, dalla mera declinazione in termini di paura del rifiuto della complessita’ - ovvero la politica violenta di ogni fascismo.”