Giovedì 14/05. Siamo partiti in 3, appuntamento alle 6,30, sveglia alle 6, un’ora prima di quando ci si sveglia per andare a lavorare. All’appuntamento puntuali. Con la scritta di Epicentro Solidale ben visibile sul furgone e con tanta curiosità siamo partiti per Fossa in Abruzzo a 2 km da Onna epicentro del terremoto. Nel furgone cose utili, necessarie: cibi, giochi, scarpe raccolte all’ex caseificio occupato di san martino di mugnano. Materiale portato dalla gente comune, con tanto di : preferisco lasciarlo a voi che alla protezione civile. Tutto autogestito: il nostro viaggio, l’ex caseificio ed anche il magazzino di Epicentro Solidale a Fossa dove la gente ci ha accolto sorridente e contenta alle 13.
Il magazzino di Epicentro era ed è anche deposito di fieno e casa di un trattore dove uno spazio è stato lasciato da una famiglia contadina. Dopo aver scaricato e mangiato qualcosa, mentre la gente del paese passava liberamente a prendere quello di cui aveva bisogno o a scambiare 2 parole, sono partite a raffica le nostre domande. Perché nei campi della protezione civile si sta come in caserma? Cosa significa tutta quella polizia e l’esercito per strada? E fra un po’ che ci sarà il G8 che succederà? Come si vive adesso? Emozioni, confronti, schiettezza e solidarietà, un’esperienza quella di Epicentro semplice, diretta e arricchente per tutti. Abbiamo portato direttamente quello che abbiamo raccolto e questo è importante, importantissimo. Abbiamo capito che Epicentro Solidale funziona. Ci sono rapporti umani sinceri, quello che forse dopo un terremoto serve di più. Salutiamo e alle 15 ripartiamo ma abbiamo a,tre curiosità a cui dobbiamo dare risposta e allora entriamo all’Aquila città. Ci sono case letteralmente sventrate, spettrali che tolgono il senso della stabilità, tolgono le certezze ma accanto case intatte, abitate, vive. Poche sono le case distrutte ma è troppa la differenza tra la devastazione che hanno subito ripetto a quelle ancora giuste. Gli edifici pubblici sono i più devastati e questo la dice lunga sullo Stato, la prevenzione della Protezione Civile i controlli e l’assegnazione degli appalti. Non riusciamo ad entrare in centro, troppi vigili del fuoco, troppa polizia, troppo esercito, troppo fallimento per un terremoto annunciato. Un terremoto che dopo un mese di scosse lievi e di tante denunce si poteva affrontare in ben altro modo. La sperimentazione del controllo sociale da parte della protezione civile è troppo evidente, a quanti interessi servirà questo terremoto? Riprendiamo l’autostrada, arricchiti e turbati. Quello che pensavamo giusto fare l’abbiamo fatto ma dietro ci lasciamo un angoscia, la paura che l’emergenza gestita dall’apparato statale può diventare annientamento di una comunità. Con questo viaggio abbiamo dimostrato che dal basso la solidarietà è possibile e che non chiede nulla in cambio. E’ stata una lunga giornata, con un forte senso, meno, molto meno faticosa di una giornata di lavoro.
Colby
VIDEO
LIBERA - IL RICORDO DELL'OVVIOINIZIATIVE
- 1 giugno - Matteo Borghi dj
Categorie
- Comunicati (7)
- iniziative (13)
- news (1)
- Rassegna Stampa (1)