Verde non come marziano. Verde come prati, montagne. Con ruscelli e laghi limpidi e accarezzati da una brezza ottimale, gente vestita in abiti semplici ed essenziali. Questo pianeta secondo Coline Serreau si trova in un punto del nostro universo ad uno stadio evolutivo molto molto più avanzato, tanto che non ci sono più macchine, né inquinamento di altro tipo, non c’è moneta, non c’è Stato, non ci sono gerarchie: il pianeta viene amministrato e gestito in totale collaborazione ed armonia ed una volta ogni tanto gli abitanti o dei loro stretti rappresentanti (non c’è neanche sovrappopolazione naturalmente) si riuniscono in assemblee per pianificare le nascite, scambiarsi informazioni sui vari raccolti, scambiarsi materialmente cose e persone (servizi) a seconda di dove servono e si decide quale pianeta andare a visitare per imparare qualcosa dagli altri. Nessuno vuole mai andare sulla Terra, sono oramai 200 anni che nessuno vi si reca più, livello evolutivo troppo basso. C’è solo una persona che si fa avanti, Mila, (interpretata dalla stessa Serreau) la quale in verità custodisce un segreto: la madre era una terrestre. Mila viene così inviata sulla Terra, esattamente a Parigi e subito scopre una serie di difficoltà perché sulla Terra ancora si usa la moneta, si mangia la carne degli animali e quindi ogni cosa che mangia le fa male, e tutti sono convinti di essere presi in giro quando lei fa loro delle domande. Per fortuna, mettendo i piedi a mollo nell’acqua corrente e mandando in tilt tutti i sistemi elettronici del circondario, può comunicare con i suoi sul pianeta verde, i quali per lo meno le inviano un programma che le permette di “ricaricarsi” di energie tramite un neonato. E’ così che all’ospedale conosce un medico chirurgo, Max (Vincent Lindon, che vanta nella sua carriera interpretazioni per registi come Beneix, Lelouch e aveva già lavorato con la Serreau in La Crisi), che all’inizio naturalmente la prende per squilibrata, e del quale lei pensa che sia simpatico e non capisce perché si comporti in maniera tanto innaturale, poi capisce che deve essere un capo, ecco perché. Ma grazie ad un altro programma di cui Mila dispone, per “disconnettere” le persone, Max si rende disponibile ad aiutarla.
Il programma di “sconnessione” è tra le più grandi invenzioni di questo film e uno dei principali motori comici. Esso consiste nel riportare le persone alla loro originaria forma mentis, ai loro impulsi e amori primari, a verità profonde, spogliandoli di tutte le sovrastrutture imposte dagli altri, dalla società: una specie di ritorno allo stadio primordiale del modo di pensare e percepire la vita, che per la regista è evidentemente lo stadio più avanzato. Dal momento dell’incontro con il chirurgo in poi il film decolla, dando il via ad una serie di gags e di trovate, alcune delle quali assolutamente esilaranti. Pensate cosa può succedere se vengono disconnessi alla tv presentatori televisivi e uomini politici, o se capita ad un’orchestra di musica classica o ai giocatori di una partita di calcio! O semplicemente ad un conducente di un’ automibile per il quale il dramma più grave nella vita è che gli hanno strusciato lo specchietto retrovisore.
Inoltre il gruppo si estende e attorno ai personaggi principali si aggiungono i figli del chirurgo, l’infermiera dell’ospedale e sua sorella, i figli di Mila venuti in cerca della madre, ma soprattutto perché si sono innamorati via satellite delle due ragazze, i quali però vengono lanciati di nascosto da un amico della madre che sbaglia mira e li fa atterrare in un posto dove loro non trovano nulla di quello che ha descritto la madre, ma dove anzi ci sono delle persone affabilissime che vivono alla stessa maniera di mille anni fa: sono atterrati tra gli aborigeni. Altre avventure li porteranno fino a Parigi. Da dove poi ritorneranno sul loro pianeta con l’aggiunta di qualcuno..
Alla fine si tratta di una piccola commedia, malgrado l’intento più profondo di mettere il dito nella piaga di non poche contraddizioni evidenti che il genere umano sta mettendo in atto contro la sua stessa incolumità. Ancora una volta Coline Serreau sceglie una materia che abbia uno spessore e un interesse con un risvolto sociale, ironizzando acutamente su tante assurdità e ipocrisie del nostro tempo, e ancora una volta sceglie per raccontarlo un essere indifeso, assolutamente incontaminato. Questo personaggio è solitamente il motore di una presa di coscienza rispetto a queste assurdità e ipocrisie. In La Crisi questa persona era il barbone Michou, in Tre Uomini e una Culla era il bambino che veniva abbandonato, in Romuald e Juliette la donna africana che si rivela più intelligente e più scaltra del suo “padrone”, uomo d’affari. In questo caso Mila rappresenta lo stadio estremo dell’ inconsapevolezza, nei confronti delle convenzioni e allo stesso tempo il massimo stadio della consapevolezza di come stanno realmente le cose. Liberi dalla competizione, dal profitto, dall’ansia di bruciarsi in fretta consumando il più possibile le proprie energie, gli abitanti del pianeta verde vivono ben più di 100 anni, mantenendo in esercizio il proprio fisico, senza stressarlo, senza avvelenarlo. Mica scemi però..E se la scena iniziale del film ricorda certe scene bucoliche pasoliniane, e preoccupa la visione misticamente e favolosamente verde di questo mondo del futuro, che al momento non si presenta invece così rassicurante, le ultime scene sono un omaggio al cinema di Fellini, con il suo amore per il circo e i suoi finali danzati, perché ogni movimento sul pianeta verde è armonioso e acrobatico, e ci lasciano con un’ampiezza di respiro e di sguardo, sulle capriole degli acrobati, che danzano magicamente, che non sembrano veri e invece lo sono. A parte qualche ingenuità e qualche banalità per mantenere fede alle dichiarazioni programmatiche, il film si ricorda volentieri grazie alla gioiosa comicità di molte scene e all’ ampia veridicità dell’assunto inziale: stiamo ad uno stadio evoltutivo veramente “Terra Terra”.
Raffaella Mastroiacovo
Il Pianeta Verde (La Belle Verte)
Cast: Coline Serreau, Vincent Lindon, James Thierree, Samuel Tasinaje, Marion Cotillard, Paul Crauchet, Didier Flamand, Claire Keim, Yolande Moreau
Regia: Coline Serreau
Sceneggiatura: Coline Serreau
Data di uscita: 1995
Genere: Commedia